Atto quarto. A mo' di conclusione... per iniziare con Lenin, Gramsci e Fidel! Vivere da subito la rivoluzione nell’agire da Partito, per la costruzione del Partito Comunista, per la presa del potere politico (Luciano Vasapollo) - FarodiRoma (2024)

Il 13 settembre 1959 alla chiusura del XXIV Consiglio Nazionale della Confederazione dei Lavoratori di Cuba, il Comandante Fidel Castro evidenzia come i lavoratori dovessero svolgere ruoli di direzione rivoluzionaria : “ E’ importante e necessario iniziare a trasformare le menti affinché attraverso uno sforzo di coscienza e di idee si possa percorrere il cammino che dobbiamo fare, sapendo che la classe ha la sua rappresentazione nel potere, che è il potere dei contadini, degli operai, del popolo…”.
Si riaffermò subito che il ruolo della classe operaia sarebbe stato decisivo per la patria e per la rivoluzione, e che al di là delle questioni e passioni personali solo la lotta per il potere politico sarebbe stata capace di unire la classe alla rivoluzione nell’interesse del paese.

Il problema anche oggi per noi rivoluzionari è studiare come si concentra il potere nelle mani di una oligarchia dominante e poi come si dà senso compiuto e reale al fare rivoluzione prendendo e gestendo potere politico in mano alla classe lavoratrice.
Per tali ragioni i processi di cambiamento che portiamo avanti come marxisti possono avere sicuramente dei limiti e degli errori, però si basano su un rispetto di verità di scienza e di metodo e ciò fa sì che si possa procedere nell’interesse della classe attraverso l’antagonismo e il superamento di ogni concezione prettamente idealista. Quindi una rivoluzione politico-sociale di radicale movimento reale che distrugge e supera il Modo di Produzione Capitalistico, deve affrontare non solo l’aspetto superficiale delle diseguaglianze, ma la struttura economica che la genera, abbattendo la divisione del lavoro, trasformando le relazioni sociali, fino ad arrivare ad una visione più completa, interconnessa nella produzione e nella gestione delle risorse nella transizione rivoluzionaria al socialismo.
Solo l’agire da partito dei quadri rivoluzionari è capace di sussumere la consapevolezza profonda dell’alternativa radicale di sistema, con forte coscienza di classe nel farsi partito comunista nella quotidiana applicazione dell’azione del programma politico per la transizione socialista rivoluzionaria.

Sin dall’esperienza dei consigli di fabbrica Gramsci evidenzia la irrinunciabile necessità di un rapporto “organico”, tra partito e classe : il partito deve agire “sempre in mezzo alla massa operaia” [Soviet e consigli di fabbrica, aprile 1920], deve essere “sempre immerso nella realtà effettiva della lotta di classe combattuta dal proletariato industriale e agricolo”, “per essere in grado di dare una direttiva reale all’insieme dei movimenti” (Per un rinnovamento del partito socialista, maggio 1920). Il partito comunista deve essere presente in tutte le dinamiche della lotta di classe, per indirizzare “ogni rivendicazione immediata a un obbiettivo rivoluzionario”.
Cioè, il partito, il “moderno Principe”, “deve e non può non essere il banditore e dunque organizzatore di una riforma intellettuale e morale, ciò che poi significa creare il terreno per un ulteriore sviluppo della volontà collettiva nazionale popolare verso il compimento di una forma superiore e totale di civiltà moderna” [Q 1560].

Lenin ristabilisce il corretto rapporto tra coscienza di classe, condizione materiale e movimento affermando in maniera chiara e continua il ruolo degli intellettuali di riferimento e dirigenti che sanno risolvere anticipando gli altri le questioni teoriche, politiche, nel rapporto strategia e tattiche organizzative indirizzando gli ‘elementi spontanei materiali’ del movimento, considerandoli criticamente, ed elevando spontaneità a coscienza.

Dal movimento spontaneo possono emergere condizioni contrapposte
Una tattica articolata si coniuga se si sviluppa il superamento della spontaneità, nell’agire da partito di quadri che articolano la rigorosa impostazione teorica e l’esperienza politica dell’azione pratica in una netta separazione fra fare del movimento e funzione guida del partito; abolendo lo spontaneismo e la rinunciataria concezione meccanicista del crollo inevitabile del capitalismo in conseguenza delle crisi nel suo sviluppo ,che nega di fatto l’agire politico del partito rivoluzionario della classe .
Lenin sempre evidenzia la centralità del legame irrinunciabile tra i compiti teorici e quelli dell’azione rivoluzionaria; l’impostazione teorica deve marciare di pari passo con la propaganda per far acquisire coscienza della natura dello sfruttamento capitalistico insieme ai compiti degli interventi pratici attivi: “sia l’agitazione economica che l’agitazione politica sono parimenti indispensabili per sviluppare la coscienza di classe del proletariato; l’una e l’altra sono parimenti indispensabili come guida della lotta di classe degli operai russi, giacché ogni lotta di classe è lotta politica”.[“I compiti dei socialdemocratici russi”, in V. I. Lenin, Opere complete, II, 1954, Edizioni Rinascita, Roma, p. 322. ].

“Con la creazione del Partito Comunista, la classe operaia rompe tutte le tradizioni e afferma la sua maturità politica. la classe operaia non vuole più collaborare con le altre classi per lo sviluppo o la trasformazione dello Stato parlamentare burocratico: essa vuole lavorare positivamente per il proprio sviluppo autonomo di classe, essa pone la sua candidatura a classe dirigente e afferma di poter esercitare questa funzione storica solo in un ambiente istituzionale diverso dall’attuale, in un nuovo sistema statale e non già nei quadri dello Stato parlamentare burocratico… ma quanto più la popolazione italiana è piombata nel caos e nel disorientamento, quanto più hanno lavorato e continuano a lavorare le forze dissolventi del passato schieramento di forze rivoluzionarie, tanto più appare evidente la necessità di provocare un nuovo schieramento di fedeli e leali militi della rivoluzione mondiale e del comunismo. Il valore dinamico ed espansivo di esso apparirà tanto maggiore quanto più la situazione è torbida e scarsi sono i mezzi del nuovo partito che si presenta nel campo della politica generale italiana.”. (pubblicato come editoriale e non firmato sull’Ordine Nuovo del 12 aprile 1921. (Antonio Gramsci, masse e partito. Antologia 1910-1926. A cura di Guido Liguori, editori riuniti Roma, 2016).

Il 17 dicembre del 1975 iniziano le sessioni del Primo Congresso del Partito Comunista di Cuba dove si pongono i compiti della rivoluzione tra i quali la Costituzione socialista, la diffusione in tutto il paese degli Organi del Potere Popolare e di portare avanti il primo piano quinquennale di direzione dell’economia. E il 1 gennaio 1976 viene creata la Commissione Nazionale per lo sviluppo del Sistema di Costruzione e Pianificazione dell’Economia presieduta da Fidel Castro Ruz, Primo segretario del Comitato Centrale del PCC e Primo Ministro del governo rivoluzionario, in cui si pone l’attenzione sui compiti degli organi del Poder Polupar, creando i presupposti per realizzare corsi di formazione per i quadri di partito affinché giungano “ a una coscienza economica”, per analizzare i costi in termini di risorse materiali ed umane per programmi minimi di fase nella direzione dell’economia creando altresì le condizioni per gli eventuali riaggiustamenti in corso d’opera.

Solo i rivoluzionari, mentre lottano per le conquiste operaie qui ed ora, lottano per le rivendicazioni del programma minimo di classe, come parte di un programma di transizione verso la rottura rivoluzionaria, agendo da avanguardia che guida la classe a appropriarsi e gestire le conquiste possibili, consapevoli che possono apportare miglioramenti momentanei poiché esse verranno riassorbite dal sistema e cancellate non appena la borghesia avrà rapporti di forza favorevoli.
Già Marx fa notare in “Miseria della Filosofia” che lo sviluppo della produttività del lavoro è un meccanismo addirittura di difesa politica del Capitale rispetto alla Forza-Lavoro coalizzata, in quanto il capitalista cercherà di ridurre l’incidenza della forza-lavoro sui costi. Per farlo cercherà di sostituire il lavoro vivo dell’operaio con il “lavoro morto” (o capitale fisso) che si è cristallizzato nei macchinari, che riescono a produrre di più e più velocemente.
Ne segue che la lotta dei lavoratori per gli aumenti salariali ha spinto i capitalisti a reagire, sostituendo il lavoro vivo con il lavoro dei macchinari, cioè aumentando la produttività del lavoro. Di conseguenza si sono abbassati i prezzi delle merci prodotte.
La posizione di Proudhon non si fermava all’aspetto economico ma aveva delle implicazioni politiche importanti e cioè che l’organizzazione sindacale della classe fosse addirittura dannosa e controproducente per gli stessi lavoratori.
Marx invece ha dimostrato la validità economica della sua impostazione e che politicamente i lavoratori (classe in sé) devono organizzarsi in classe politica (per sé), proprio come ha fatto la borghesia nel corso secolare del suo sviluppo.
Ciò in virtù del fatto che le società storicamente sono sempre attraversate da conflitti tra le classi e che la classe oppressa mira a rompere il meccanismo che la opprime, eliminando le classi. È nella dinamica del materialismo storico che attraverso la lotta di classe si creano formazioni economico-sociali differenti.

Il 2 giugno del 1997 comincia a Cuba la discussione del documento “Il Partito dell’Unità, la Democrazia e i Diritti Umani che difendiamo” per aprire il V Congresso del Partito Comunista di Cuba.
Il 10 ottobre del 1997 a chiusura del V Congresso del Partito il Comandante en jefe Fidel Castro sottolinea: “… termino con più sicurezza che mai che stiamo seguendo il cammino corretto, con più sicurezza che mai che il nostro popolo difenderà e continuerà nelle cose che più ama, negli interessi rivoluzionari che sono i più sacri…”.
È solo quindi anche per noi marxisti in questa fase storica che il compito “sacro” rimane il perseguire la rottura definitiva e il superamento del modo di produzione capitalistico; solo coì la classe che vive del suo lavoro sarà in grado di garantire risultati veri di trasformazione perché rivoluzionari, come dimostrato in teoria e in pratica dai rivoluzionari sovietici con la guida di Lenin e di quelli cubani con la guida di Fidel.

Luciano Vasapollo

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